Olocausto

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La "La Sala dei Nomi" dello Yad Vashem a Gerusalemme con foto e nomi di vittime ebraiche dell'Olocausto

Il termine Olocausto indica il genocidio di sei milioni di ebrei, di cui furono responsabili le autorità della Germania nazista, i loro alleati e i collaborazionisti. Gli ebrei furono le principali vittime tra i gruppi ritenuti dai nazisti "indesiderabili" o "inferiori" per motivi politici o razziali.[1] Per estensione, il termine "olocausto" è a volte riferito a tutte le vittime di persecuzioni sistematiche e omicidi di massa nazisti, incluso lo sterminio del popolo rom, l'uccisione di civili polacchi e di altre popolazioni slave, l'uccisione dei prigionieri di guerra sovietici, degli oppositori politici, dei dissidenti religiosi come Testimoni di Geova e pentecostali, le uccisioni e le violenze contro omosessuali, persone con disabilità mentali o fisiche[2] e i neri europei.[3]

Percentuali e numero delle vittime dell'Olocausto secondo i dati dello United States Holocaust Memorial Museum.[4]
Vittime % Numero (approssimativo)
Ebrei (Jews) 42% 6 milioni
Polacchi, Ucraini e Bielorussi (Ethnic Poles, Ukranians & Belarusians) 22% 3,5 / 4 milioni
Prigionieri di guerra sovietici (Soviet POWs) 20% 3 milioni
Politici (Politicals) 10% 1,5 / 2 milioni
Jugoslavi (Jugoslavia) 3% 320 000 / 350 000 (serbi); 20 000 / 25 000 (sloveni)
Rom 2% 196 000 / 300 000
Disabili (Disabled) 1% 250 000 / 270 000
Altri (Other) 1% 5 000 / 15 000 (omosessuali); 1 900 (testimoni di Geova); piccoli gruppi di afro-europei; ecc.

La parola "Olocausto" deriva dal greco ὁλόκαυστος (holòkaustos, "bruciato interamente"), a sua volta composta da ὅλος (hòlos, "tutto intero") e καίω (kàiō, "brucio"),[5] ed era inizialmente utilizzata ad indicare la più retta forma di sacrificio prevista dal giudaismo.[6] L'Olocausto inteso come genocidio degli ebrei dovrebbe essere identificato più correttamente col termine Shoah (in ebraico שואה?, lett. "catastrofe, distruzione"),[7] che ha trovato ragioni storico-politiche nel diffuso antisemitismo secolare.

L'eliminazione di circa i due terzi degli ebrei d'Europa[8] venne organizzata e portata a termine dalla Germania nazista mediante un complesso apparato amministrativo, economico e militare che coinvolse gran parte delle strutture di potere burocratiche del regime, con uno sviluppo progressivo che ebbe inizio nel 1933, con la segregazione degli ebrei tedeschi, e che poi proseguì, estendendosi a tutta l'Europa occupata dal Terzo Reich durante la seconda guerra mondiale, con il concentramento e la deportazione, e quindi culminò dal 1941 con lo sterminio fisico per mezzo di eccidi di massa sul territorio da parte di reparti speciali e, soprattutto, in strutture di annientamento appositamente predisposte (campi di sterminio), in cui attuare quella che i nazisti denominarono soluzione finale della questione ebraica.[9] L'annientamento degli ebrei nei centri di sterminio non trova nella storia altri esempi a cui possa essere paragonato, per le sue dimensioni e per le caratteristiche organizzative e tecniche dispiegate dalla macchina di distruzione nazista.[10][11][12][13]

  1. ^ Chi furono le vittime dell’Olocausto?, su encyclopedia.ushmm.org. URL consultato il 29 gennaio 2024.
  2. ^ Niewyk, Nicosia 2000, pp. 45-52.
  3. ^ Serge Bilé, Neri nei campi nazisti, EMI, 2006.
  4. ^ (EN) Documenting Numbers of Victims of the Holocaust and Nazi Persecution, su encyclopedia.ushmm.org. URL consultato il 18 dicembre 2021.
  5. ^ olocàusto in Vocabolario, su Treccani. URL consultato il 15 giugno 2023.
  6. ^ (EN) Burnt offering, su jewishencyclopedia.com, Jewish Encyclopedia. URL consultato il 15 gennaio 2013.
  7. ^ Shoah
  8. ^ Molte fonti, fra le quali Frediano Sessi, Raul Hilberg e la distruzione degli ebrei d’Europa (PDF), introduzione alla prima edizione del libro di Raul Hilberg, Einaudi 1995 (archiviato dall'url originale il 26 giugno 2013).
  9. ^ Hilberg 1999, pp. 51-52.
  10. ^ Hilberg 1999, p. 975.
  11. ^ Caratteristiche della unicità della Shoah secondo l'accademica e semiologa Valentina Pisanty in Abusi di memoria. Negare, banalizzare, sacralizzare la Shoah, Torino, Bruno Mondadori Editore, ISBN 88-6159-652-5. URL consultato il 17 aprile 2024
  12. ^ "Unicità" della Shoah secondo l'accademico Gadi Luzzatto Voghera (insegna Modern Italian History al Center for Italian and European Studies della Boston University a Padova e Storia dell'ebraismo moderno e contemporaneo all'Università di Padova e Università di Venezia, Gadi Luzzatto Voghera, su MEIS Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah. URL consultato il 17 aprile 2024 (archiviato dall'url originale il 3 settembre 2014). e in Linee interpretative nella storia della Shoah, pag. 33)
  13. ^ "Unica" è definita la Shoah anche dallo storico Michele Sarfatti (direttore del Centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano) in La Shoah in Italia. La persecuzione degli ebrei sotto il fascismo, Torino, Einaudi, 2005, ISBN 978-88-06-17454-5. URL consultato il 17 aprile 2024 (archiviato dall'url originale il 19 maggio 2015)

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