Ordine architettonico

Ordini dorico, ionico e corinzio.
I cinque ordini secondo Il Vignola

L'ordine architettonico è l'insieme ordinato e proporzionato, secondo una regola sufficientemente uniforme, degli elementi del sistema trilitico. I principi ordinatori, diversi per ogni ordine, si svilupparono a partire dall'architettura greca classica, poi in quella romana, e successivamente codificati dalla cultura architettonica rinascimentale e post rinascimentale. Ogni ordine è distinto da proporzioni e profili e dettagli caratteristici, generalmente riconoscibili dal tipo di colonna, o per meglio dire dall'insieme coordinato di elementi architettonici teso a costituire un completo sistema trilitico, i cui elementi caratterizzanti sono principalmente la colonna (base, fusto e capitello) e la sovrastante trabeazione (architrave, fregio e cornice). Nell'applicazione pratica si è assistito, in varie epoche, all'uso di una parte dell'ordine (colonna o in genere piedritto) come sostegno di sistemi ad arco.

I tre stili principali sono dorico, ionico e corinzio. La prima codificazione degli ordini architettonici che ci è pervenuta è contenuta nel trattato in dieci libri De architectura di Vitruvio che dedicò buona parte del secondo, terzo e quarto libro alla descrizione dei tre ordini di origine greca (dorico, ionico, corinzio).[1] Tali ordini sono stati infatti sviluppati nell'architettura greca: il dorico e lo ionico a partire dalle sue origini, al momento delle prime realizzazioni in pietra, diffondendosi già dal VI secolo a.C., con una prevalenza del dorico nella Grecia continentale e nelle colonie della Magna Grecia e dello ionico e eolico (raro, per esempio il tempio di Neandria e il tempio di Larissa) nelle città greche dell'Asia Minore, odierna Turchia.

Il primo esempio di capitello corinzio risale invece al IV secolo a.C. nel tempio di Apollo a Bassae. Secondo Vitruvio, l'inventore fu l'architetto Callimaco, che passeggiando vide un cesto depositato come offerta votiva su una tomba di una giovane e coperto da una lastra quadrangolare, intorno al quale era cresciuta una pianta di acanto, dal quale prese ispirazione per lo schema decorativo del nuovo capitello.

A questi tre ordini Vitruvio aggiunse, con una descrizione sommaria, l'ordine tuscanico che riteneva autoctono dell'Italia, ma che sostanzialmente rappresenta una variante locale italica del dorico.[2]

A partire dalla fine del XV secolo, la diffusione del trattato vitruviano portò a varie riflessioni e speculazioni sugli ordini architettonici. Dal XVI secolo in poi, i teorici dell'architettura, e per primo Sebastiano Serlio, riconobbero cinque ordini nell'architettura classica, aggiungendo quindi l'ordine composito che Vitruvio non cita in quanto fu una creazione romana dell'epoca di Augusto mescolando gli stili ionico e corinzio insieme. Particolarmente importante per aver definito con estrema chiarezza il concetto di ordine architettonico e per la sua grande diffusione fu il trattato del Vignola intitolato appunto Regola delli cinque ordini d'architettura pubblicato nel 1562.

La speculazione sugli ordini continuò fino al XIX secolo con tentativi vari di canonizzazione di tipi, utilizzazioni, dimensioni, proporzioni e sintassi compositiva, ma anche con ricerche stravaganti tra cui proposte di ulteriori ordini come quello salomonico.

  1. ^ Joseph Rykwert, La colonna danzante. Sull'ordine in architettura, 2010, pag.15
  2. ^ Joseph Rykwert, op. cit., 2010, pag.248 e sgg.

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