Peromanti

Scene di vita di strada nel Ghetto di Roma a fine Ottocento (Ettore Roesler Franz, ca. 1880)

Nella Roma ottocentesca, i peromanti, detti anche urtisti (per il particolare approccio alla clientela), costituivano una peculiare categoria di venditori ambulanti, caratterizzati dalla specializzazione in una particolare tipologia merceologica, quella della vendita degli oggetti devozionali della religione cattolica. Di estrazione ebraica, i peromanti erano per questo legati, da un punto di vista abitativo, al perimetro delle vie del Ghetto di Roma e del Portico di Ottavia, ma, per ciò che concerne l'attività commerciale erano autorizzati, in via eccezionale, a operare per le strade e le piazze della città, in questo differenziandosi dagli altri ebrei romani, le cui attività economiche, invece, erano forzosamente confinate nel ghetto.

Costituivano una vera e propria classe sociale, composta da persone e nuclei familiari di bassa estrazione, provenienti com'erano da un ceto basso e minuto di popolani, il cui lavoro quotidiano consisteva nel percorrere in lungo e largo le vie della città allo scopo di smerciare ai pellegrini (e a turisti, nei decenni a seguire) la loro varia mercanzia, come corone da rosario, ricordini, souvenir. Il mestiere ha attraversato le epoche sopravvivendo ai rivolgimenti storici e politici (come l'Unità d'Italia) e alle trasformazioni sociali ed economiche manifestatesi nel XIX e nel XX secolo, fino a conservare ancora, all'affacciarsi del XXI secolo, una propria vitalità economica[1]. Nel trascorrere degli anni, il mestiere non ha mai perso l'originaria matrice identitaria ebraica, che si conserva e si rinnova anche nella società romana di inizio XXI secolo[1].

  1. ^ a b Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore G. Piperno

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