Il toponimo deriva dal nome della popolazione dei Longobardi (Langbard in longobardo), quella popolazione di origine germanica che nel 568 invase l'Italia e fece di Pavia la capitale del suo regno (Regno d'Italia) di estensione, a suo tempo, ben più vasta di quella attuale della Lombardia (esclusa però l'attuale Provincia di Mantova).
La superficie della Lombardia si divide quasi equamente tra pianura (che rappresenta circa il 47,1% del territorio) e le zone montuose (che ne rappresentano il 40,5%). Il restante 12,4% della regione è collinare.
Sotto l'aspetto morfologico la regione viene divisa in quattro parti: una strettamente alpina, una montuosa o collinare, una pianeggiante o poco mossa suddivisa in Alta e Bassa pianura ed infine la zona a sud del fiume Po. La regione è attraversata da decine di fiumi (tra cui il fiume più grande d'Italia) ed è bagnata da centinaia di laghi di origine naturale ed artificiale.
Quando il padre Francesco morì nel 1466 il primogenito Galeazzo Maria, fratello maggiore di Ludovico, divenne duca. Dopo l'assassinio di quest'ultimo, nel 1476, gli succedette il figlio Gian Galeazzo Maria Sforza, allora di soli sette anni. Ludovico, con l'aiuto del fratello Sforza Maria tentò di opporsi alla reggenza di Bona di Savoia, madre di Gian Galeazzo Maria. Nel 1480 obbligò Bona a lasciare Milano per il castello di Abbiate (oggi Abbiategrasso) ed assunse la reggenza in nome del nipote.
Muovendosi in modo accorto fra alleanze e tradimenti e avvantaggiandosi delle rivalità esistenti fra gli stati italiani, Ludovico riuscì ad ottenere per Milano una certa supremazia. Sotto la reggenza del Moro, Milano ebbe un periodo d'oro, con la presenza alla corte ducale di artisti come Leonardo e il Bramante, e di molti altri pittori, musicisti e poeti.
Diventò duca nel 1494, e fu spodestato dal re Luigi XII di Francia nel 1500. Milano perse così l'indipendenza e rimase sotto dominio straniero per 360 anni, ad esclusione della breve parentesi di Francesco II Sforza.
La seconda cappella della navata sinistra, dedicata ai Santi Giacomo e Cristoforo, oltre ad un pregevole altare seicentesco ospita che il cosiddetto Polittico Biffignandi, di Bernardo Ferrari, mentre nella cappella di San Carlo o del SS. Sacramento sono conservate altre due opere recentemente restaurate del pittore vigevanese: il Trittico Gusberti e un San Tommaso di Canterbury tra le Sante Elena ed Agata. Nelle altre cappelle laterali si conservano interessanti dipinti del '500 lombardo opera di Cesare Magni, Ferdinando Gatti (detto il Soiaro).
Di grande interesse è anche l'organo a canne che si trova in presbiterio, nella cantoria di destra, costruito nel 1782 dalla famiglia Serassi di Bergamo.
Le quattordici cappelle, tutte costruite tra il 1635 e il 1710, a pianta centrale, sono in stile barocco impreziosite da 230 statue in stucco e terracotta, a grandezza naturale, realizzate da diversi artisti: Agostino Silva, Carlo Gaffuri e Innocenzo Torriani. I costumi delle statue riproducono fedelmente l'abbigliamento signorile e popolare degli abitanti della zona in quel tempo.
Le cappelle rappresentano i Misteri del Rosario e conducono al santuario che rappresenta la quindicesima tappa ed è dedicato all'Assunzione della Madre di Dio.
Il Fascismo nacque ufficialmente il 23 marzo1919 a Milano. Quel giorno a Piazza San Sepolcro, all'interno di Palazzo Castani, si radunò un piccolo gruppo di circa 120 ex combattenti, interventisti, arditi e intellettuali, che fondarono i Fasci italiani di combattimento. Quest’ultimo movimento, nel novembre del 1921, si trasformò in Partito Nazionale Fascista.
«Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e un'ampia costiera dall'altra parte [...]»
A questa Pietà Michelangelo lavorò fino a pochi giorni prima di morire, come testimoniano due lettere di Daniele da Volterra scritte rispettivamente a Giorgio Vasari e a Leonardo Buonarroti. L'opera venne infatti rinvenuta nello studio di Michelangelo dopo la sua morte e inventariata così: "Statua principiata per un Cristo et un'altra figura di sopra, attaccate insieme, sbozzate e non finite". Nel 1652 l'opera si trovava in una bottega romana, e nel 1744 fu acquistata dai marchesi Rondinini, da cui il nome attuale. Nel 1952 fu comprata dal Comune di Milano, che la destinò alle Raccolte Civiche del Castello Sforzesco.
Di origini incerte (all'inizio era Meneghin Pecenna in quanto parrucchiere pettegolo), venne introdotta in teatro nel '600 da Carlo Maria Maggi, che gli ha dato l'immagine del personaggio popolare, giunta fino ai giorni nostri. Più avanti Carlo Porta ha contribuito ad aumentarne la popolarità fino alla metà dell'ottocento, epoca in cui Meneghino è diventato simbolo dell'animo patriottico milanese, contro la dominazione asburgica. Particolarità di Meneghino, è che non ha mai indossato una maschera, ma si è sempre presentato a viso aperto e senza trucco. Questo fa di lui un personaggio libero, aperto dalle uniformità caratteristiche di uno stereotipo fissato; ha sempre invece espresso una ben definita personalità.