Psychological Warfare Branch

Il Psychological Warfare Branch (traducibile come "Divisione per la guerra psicologica") fu un organismo del governo militare anglo-americano[1], incaricato di controllare e supervisionare i mezzi di comunicazione di massa italiani: stampa, radio e cinema, sottraendoli, progressivamente alla liberazione dei territori, al rigidissimo controllo di censura e propaganda attuato fino ad allora dal regime fascista. Successivamente i suoi compiti furono estesi anche alle altre aree interessate dall'avanzata alleata in Europa[2]. Altro compito era quello di scoraggiare le forze nemiche attraverso la propaganda di messaggi e altri strumenti atti a tal fine e di sostenere le azioni delle forze alleate e della resistenza. Assegnato alle dirette dipendenze del Comando generale delle Forze alleate (Allied Forces Headquarters, AFHQ), in Italia fu attivo nel periodo tra il 10 luglio 1943 (sbarco alleato in Sicilia) e il 31 dicembre 1945 (termine dell'amministrazione alleata negli ultimi territori italiani). Si relazionò con il CLN (anche se non sempre in perfetto accordo) e con le nuove e nascenti istituzioni italiane, funzioni che in quell'emergenza furono spesso assolte dallo stesso CLN[3][4][5][6][7][8][9]. Vi collaborarono storici, professori universitari, romanzieri, scrittori, produttori e giornalisti anche italiani o comunque di preferenza di origine italiana. Fecero parte del PWB ufficiali, sia britannici che americani, per la maggior parte di orientamento liberal sull’esperienza del “new deal” e che in precedenza avevano già lavorato in Italia.[10]
Nel dopoguerra alcuni furono accusati di essere comunisti e altri di dipendere dall'Office of Strategic Services (OSS), il servizio di spionaggio militare USA. Erano chiamati i “warrior psychological”.[10]
L'AFHQ (d'ora in poi "Comando alleato") entrò in funzione con lo sbarco degli Alleati in Sicilia, in stretto coordinamento con l'Amministrazione militare alleata dei territori occupati.

  1. ^ Il nome fu scelto dagli americani poiché in Gran Bretagna lo stesso ufficio ha un nome diverso: Political Warfare.
  2. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore :5
  3. ^ Comitato di liberazione nazionale [dir. cost.] in "Diritto on line", su www.treccani.it. URL consultato il 19 ottobre 2022.
  4. ^ CLN: decreti Cmrl, Clnai e propaganda - Archivio, su 9centro. URL consultato il 7 ottobre 2022.
  5. ^ LIBERA STAMPA IN STATO OCCUPATO - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it. URL consultato il 7 ottobre 2022.
  6. ^ La stampa in "altro", su treccani.it. URL consultato il 7 ottobre 2022.
  7. ^ Convegno dei rappresentanti dei Comitati di liberazione provinciali di Napoli, Bari, Lecce, Brindisi, Foggia, Taranto e Avellino. Napoli, 4 dicembre 1943 - Patrimonio dell'Archivio storico Senato della Repubblica, su patrimonio.archivio.senato.it. URL consultato il 7 ottobre 2022.
  8. ^ Vito Antonio Leuzzi, 28 e 29 gennaio 44. Il congresso di Bari del CLN e la violenta reazione della monarchia (PDF).
  9. ^ Firenze in guerra 1940-44, Firenze University Press.
  10. ^ a b Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore :1

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