Questione d'oriente

La questione d'oriente è l'insieme dei problemi connessi alla crisi dell'Impero Ottomano e alle mire espansionistiche nutrite sui suoi territori da Austria, Russia, Inghilterra e Francia, con particolare riguardo al controllo degli stretti tra Mar Nero e Mediterraneo, che condusse alla caduta dell'Impero Ottomano.

Già iniziata nel corso del XVIII secolo, in conseguenza dell'espansione asburgica nei Balcani, russa verso il Mar Nero e franco-inglese nel Mediterraneo, la questione d'Oriente diede origine a gravi conflitti militari nel XIX e XX secolo, in concomitanza con l'indipendentismo slavo e greco. Il suo inizio è segnato dal famoso Progetto greco.

Alla politica inglese, tendente a garantire la sopravvivenza dell'Impero ottomano dopo l'indipendenza greca (1830), si contrapposero dapprima quella della Francia alleata all'Egitto (1833, 1840) e poi quella russa e austriaca, pur tra loro contrastanti nella pretesa di assicurarsi l'egemonia sui nascenti Stati balcanici o di ottenere diretti vantaggi territoriali. La guerra di Crimea contro la Russia (1853-'55) e poi la guerra russo-turca (1877-1878) videro incrociarsi questi diversi disegni, mentre i possedimenti turchi nei Balcani si sgretolavano progressivamente, dando luogo alla nascita della Serbia (1878), della Romania (1878), del Montenegro (1878), della Bulgaria (1878) e dell'Albania (1912) ed all’annessione (come Protettorato) della Bosnia-Erzegovina da parte austro-ungarica (1878). Le due guerre balcaniche del 1912-'13 lasciarono alla “Sublime porta” soltanto il controllo degli Stretti in territorio europeo, mentre la disgregazione dell'Impero ottomano in conseguenza della I guerra mondiale, che lo vide alleato degli Imperi centrali, spostò l'interesse delle grandi Potenze verso i territori medio-orientali.


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