Risanamento di Napoli

Galleria Umberto I - interno

Il cosiddetto risanamento di Napoli fu un grande intervento urbanistico che mutò radicalmente e definitivamente il volto della gran parte dei quartieri storici della città di Napoli, in alcuni casi (quartieri Pendino, Porto, Mercato, Vicaria) sostituendo quasi totalmente le preesistenze (talvolta anche di gran valore storico o artistico) con nuovi edifici, nuove piazze, nuove strade.

L'intervento, ipotizzato sin dalla metà dell'Ottocento, fu portato a compimento a seguito di una gravissima epidemia di colera,[1] avvenuta nel 1884. Sotto la spinta del sindaco di allora, Nicola Amore, nel 1885 fu approvata la Legge per il risanamento della città di Napoli e il 15 dicembre 1888 venne fondata la Società pel Risanamento di Napoli S.p.A. (confluita dopo varie vicissitudini nella Risanamento S.p.A.): con lo scopo di decongestionare e di risolvere i problemi igienico-sanitari della città, specie di alcune zone che erano state, secondo il sindaco Amore, le principali cause del diffondersi del colera.

Si decise l'abbattimento di numerosi edifici per fare posto al corso Umberto, alle piazze Nicola Amore e Giovanni Bovio (piazza Borsa), via A. Depretis e alla Galleria Umberto I.[2]

In realtà alle spalle dei grandi palazzi umbertini la situazione rimase quasi immutata: essi infatti servirono a nascondere il degrado e la povertà di quei rioni piuttosto che a risolverne i problemi.[3]

  1. ^ bibliocamorra.altervista.org, Il colera a Napoli, su bibliocamorra.altervista.org. URL consultato il 9 giugno 2020 (archiviato dall'url originale il 9 giugno 2020).
  2. ^ historypage, NAPOLI FINE ‘800, SVENTRAMENTO E RISANAMENTO, su historypage.it.
  3. ^ Docenti.unina, I PIANI URBANISTICI DELL’800 IN ITALIA, su docenti.unina.it.

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