Seconda guerra civile nella Repubblica Centrafricana

Seconda guerra civile nella Repubblica Centrafricana
Carta geografica della situazione in Repubblica Centrafricana al maggio 2023
Data10 dicembre 2012 – in corso
LuogoBandiera della Rep. Centrafricana Repubblica Centrafricana
Esitoin corso
  • Cessate il fuoco non rispettato
  • La coalizione dei ribelli Séléka prende il potere
  • Il presidente François Bozizé fugge all'estero[1]
  • Il conflitto continua[2] tra il nuovo governo e le forze fedeli a Bozizé
  • Il presidente Michel Djotodia si dimette ed è sostituito da Catherine Samba-Panza
  • Intervento francese alla fine del 2013
  • Il governo dichiara guerra alle milizie che attaccano i musulmani il 12 febbraio 2014[fatto accaduto nella terza guerra civile centrafricana]
  • La Repubblica di Logone proclama l'indipendenza dalla Repubblica Centrafricana il 14 dicembre 2015 nella città di Kaga-Bandoro[3][evento della terza guerra civile centrafricana]
  • Accordo di pace firmati a Khartoum, Sudan nel 2019
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
3.000 (secondo Séléka)[6]
1.000–2.000 (altre stime)[7]
Bandiera della Rep. Centrafricana 3.500[7]
Bandiera della Francia 2.000[8]
Bandiera del Sudafrica 200[9]
ECCAS: 3.500 + forze di pace[6][8]
Bandiera della RD del Congo 1.000
Bandiera della Georgia 140[10]
Unione africana: 6.000[8]
United Nations peacekeeping: 12.000 Pakistan[11]
Sconosciuti
Perdite
500 + feriti (Solo Bangui, secondo quanto dichiarato dal Sudafrica)Bandiera della Rep. Centrafricana Sconosciuti +1 poliziotto ucciso
Bandiera del Sudafrica 15 soldati uccisi[12]
Bandiera della Rep. del Congo 3 soldati uccisi
Bandiera della RD del Congo 2 soldati uccisi[13]
Bandiera della Francia 3 soldati uccisi
Bandiera del Pakistan 1 soldato ucciso
53
Vittime civili:
Ignoto il numero di morti e feriti
200.000 sfollati all'interno del paese; 20,000 rifugiati (1 agosto 2013)[14]
700.000 sfollati all'interno del paese; +288.000 rifugiati (febbraio 2014)[15]
Totale: Migliaia di morti[16] +5.186 morti (fino a settembre 2014)[17]
Voci di guerre presenti su Wikipedia

La seconda guerra civile nella Repubblica Centrafricana è una guerra civile in corso nella Repubblica Centrafricana. Ebbe inizio il 10 dicembre 2012, tra la coalizione di governo e le forze ribelli Séléka. Il conflitto è sorto dopo che i ribelli accusarono il governo del presidente François Bozizé di non riuscire a rispettare gli accordi di pace firmati nel 2007 e nel 2011. Molti dei gruppi ribelli sono stati precedentemente coinvolti nella prima guerra civile centrafricana.

Le forze ribelli conosciute come Séléka (che significa "unione" nella lingua sango)[18] catturarono molte città importanti nelle regioni centrali e orientali del Paese alla fine del 2012[19]. La Séléka comprende due grandi gruppi situati nella parte nordorientale della Repubblica Centrafricana: l'Unione delle Forze Democratiche per l'Unità (UFDR) e la Congregazione dei patrioti per la giustizia e la pace (CPJP), ma comprende anche la meno nota Unione patriottica per salvare il paese (CPSK). Due altri gruppi situati nel nord della Repubblica Centrafricana, il Fronte Democratico del Popolo Centrafricano (FDPC) e il gruppo ciadiano Fronte Popolare per la ripresa (FPR), hanno annunciato la loro fedeltà alla coalizione Séléka.

Il Ciad[20], il Gabon, il Camerun[21], l'Angola[22], il Sudafrica[23],la Repubblica Democratica del Congo[13] e la Repubblica del Congo[24], essendo membri della Comunità economica degli Stati dell'Africa centrale (CEEAC), hanno inviato truppe sotto il nome di “FOMAC force”, per aiutare il governo Bozizé ad opporsi a una potenziale avanzata dei ribelli sulla capitale Bangui. Tuttavia, la capitale è stata conquistata dai ribelli il 24 marzo 2013[25]; in quel momento François Bozizé ha lasciato il paese[26] e il capo dei ribelli Michel Djotodia si è autoproclamato presidente[27].

Il 18 aprile 2013, Michel Djotodia è stato riconosciuto come capo del governo di transizione a un vertice regionale a N'Djamena[28]. Il 14 maggio dello stesso anno, il primo ministro della Repubblica Centrafricana Nicolas Tiangaye ha richiesto al Consiglio di sicurezza dell'ONU l'invio di una forza di pace; il 31 maggio l'ex presidente Bozizé è stato incriminato per crimini contro l'umanità e l'incitamento al genocidio[29].

La situazione interna rimase instabile per tutta l'estate del 2013, con segnalazioni di oltre 200.000 sfollati interni (IDP), violazioni dei diritti umani, tra cui l'impiego di bambini soldato, stupri, torture, esecuzioni extragiudiziali e sparizioni forzate[30]. I combattimenti ripresero nel mese di agosto, tra il gruppo ribelle Séléka e le forze del governo Bozizé (milizia antibalaka)[31], spingendo il presidente francese François Hollande a chiedere al Consiglio di sicurezza dell'ONU e all'Unione africana di aumentare i loro sforzi per stabilizzare il paese; ciononostante il conflitto è peggiorato. Ad agosto le divisioni all'interno del governo Djotodia furono tali da costringere[32], nel gennaio 2014, il presidente Djotodia a dimettersi[33][34] per lasciare l'incarico a Catherine Samba-Panza[35]; nonostante ciò il conflitto continua[36].

Entro la fine del 2014, il paese era di fatto diviso con l'Anti-Balaka che controllava il sud e l'ovest, da cui la maggior parte dei musulmani era stata evacuata, e gruppi ex-Séléka che controllavano il nord e l'est.[37] Faustin-Archange Touadéra, che è stato eletto presidente nel 2016, ha corso e vinto le elezioni del 2020, che hanno spinto le principali fazioni ribelli a formare un'alleanza contraria alle elezioni chiamata Coalizione dei Patrioti per il Cambiamento (in inglese Coalition of Patriots for Change, CPC), coordinata dall'ex presidente Bozizé.[38]

Nel frattempo, il compito di mantenimento della pace (peacekeeping) è in gran parte passato dalla missione MICOPAX della Comunità economica degli Stati dell'Africa centrale alla missione MISCA dell'Unione Africana e alla missione MINUSCA guidata dalle Nazioni Unite, mentre la missione francese di mantenimento della pace nota come Operazione Sangaris terminò nell'ottobre 2016.

Nel 2014, Amnesty International ha denunciato numerosi massacri commessi dai miliziani antibalaka contro i civili musulmani, costringendo migliaia di musulmani a fuggire dal paese[39][40]. Altre fonti riportano casi di cannibalismo all'interno della comunità musulmana[41][42]. Il leader dei ribelli Noureddine Adam ha dichiarato la Repubblica autonoma del Logone, il 14 dicembre 2015, a cui è seguita la denuncia di un portavoce del governo di transizione della Repubblica Centrafricana[43].

  1. ^ Looting and gunfire in captured CAR capital.. Al Jazeera.com (25 marzo 2013). Accesso 17 aprile 2013.
  2. ^ 26 villagers killed by militants in Central African Republic.. NewsGhana.com.gh (22 novembre 2015). Accesso 22 novembre 2015.
  3. ^ Central African rebel leader declares autonomous republic.. Reuters (15 dicembre 2015). Accesso 15 dicembre 2015.
  4. ^ Russia Signs Military Cooperation Deal With Central African Republic, in RadioFreeEurope, 22 agosto 2018.
  5. ^ CAR crisis: Meeting the rebel army chief, in BBC News, 29 luglio 2014.
  6. ^ a b Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore reuters
  7. ^ a b "Seleka, Central Africa's motley rebel coalition" (archiviato dall'url originale il 13 settembre 2014)., Radio Netherlands Worldwide
  8. ^ a b c More military help sought by UN to protect CAR civilians, su theafricanews.net, The Africa News.Net. URL consultato il 22 febbraio 2014 (archiviato dall'url originale il 9 luglio 2014).
  9. ^ Zille warns of 'CAR scandal', su iol.co.za.
  10. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore civil.ge
  11. ^ Estonian troops fly to C.A.R Friday morning, su news.postimees.ee.
  12. ^ CAR battle claims another SANDF soldier, in Enca, South Africa. URL consultato il 25 febbraio 2016 (archiviato dall'url originale il 3 febbraio 2016).
  13. ^ a b Radio France Internationale, Hollande discusses DRC presence in CAR with Kabila, 21 maggio 2014.
  14. ^ CrisisWatch Database, su crisisgroup.org (archiviato dall'url originale il 5 luglio 2016).
  15. ^ Stuart Casey-Maslen, The War Report: Armed Conflict in 2013, Oxford University Press, 2014, p. 411, ISBN 978-0-19-103764-1.
  16. ^ Massacre evidence found in CAR. Al Jazeera. 8 novembre 2013.
  17. ^ Krista Larson, AP: More than 5,000 dead in C. African Republic, su AP Bigstory. URL consultato il 25 dicembre 2014.
  18. ^ Séléka rebels agree on unconditional talks, su CAR govt., 29 dicembre 2012 (archiviato dall'url originale il 24 gennaio 2015).
  19. ^ Uppsala Conflict Data Program - Conflict Encyclopedia, Repubblica Centrafricana, IThe Seleka Rebellion, accesso 16 maggio 2013, Articolo (archiviato dall'url originale il 12 dicembre 2013).
  20. ^ Chad sends troops to back CAR army against rebels, AlertNet, 18 dicembre 2012. URL consultato il 31 dicembre 2012 (archiviato dall'url originale il 20 dicembre 2012).
  21. ^ Region sends troops to help embattled C. African army, Channel NewsAsia, 2 gennaio 2013. URL consultato il 25 febbraio 2016 (archiviato dall'url originale il 31 gennaio 2013).
  22. ^ Scott Sayare, Central Africa on the Brink, Rebels Halt Their Advance, in The New York Times, 2 gennaio 2013.
  23. ^ South Africa to send 400 soldiers to CAR, Al Jazeera, 6 gennaio 2013.
  24. ^ Lydia Polgreen, Fearing Fighting, Residents Flee Capital of Central African Republic, in The New York Times, 31 dicembre 2012. URL consultato il 31 dicembre 2012.
  25. ^ Zuma joins regional leaders over crisis in Central African Republic, BDay Live, by Nicholas Kotch , 19 aprile 2013, 07:50, Articolo.
  26. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore AJE CAR
  27. ^ (FR) Centrafrique: Michel Djotodia déclare être le nouveau président de la république centrafricaine, su rfi.fr, Radio France International, 24 marzo 2013. URL consultato il 24 marzo 2013.
  28. ^ ndjamenapost, 18 aprile 2013, ndjamenapost.com (archiviato dall'url originale il 21 settembre 2013).
  29. ^ ICG Crisis Watch, crisisgroup.org (archiviato dall'url originale il 20 settembre 2013).
  30. ^ ICG Crisis Watch, ICG (archiviato dall'url originale il 20 settembre 2013).
  31. ^ ICG Crisis Watch August, ICG (archiviato dall'url originale il 20 settembre 2013).
  32. ^ Mark Tran, Central African Republic crisis to be scrutinised by UN security council, in The Guardian, 14 agosto 2013.
  33. ^ Central African Republic president, PM resign at summit: statement, Reuters, 10 gennaio 2014. URL consultato il 10 gennaio 2014 (archiviato dall'url originale l'8 agosto 2014).
  34. ^ CAR president Djotodia and PM Tiangaye resign, su RFI.
  35. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore RfiCSP01
  36. ^ New CAR PM says ending atrocities is priority, su aljazeera.com.
  37. ^ (EN) Ty McCormick, 'One Day, We Will Start a Big War’, su Foreign Policy, 5 febbraio 2017. URL consultato il 28 giugno 2023 (archiviato dall'url originale il 5 febbraio 2017).
  38. ^ (EN) CAR ex-President François Bozizé takes charge of rebel alliance, su www.aljazeera.com, 21 marzo 2021. URL consultato il 28 giugno 2023.
  39. ^ Christian threats force Muslim convoy to turn back in CAR exodus, su the Guardian.
  40. ^ France and the Militarization of Central Africa: Thousands of Muslims Fleeing the Central African Republic, su Global Research.
  41. ^ Hatred turns into Cannibalism in CAR, su Centre for African news. URL consultato il 5 dicembre 2014 (archiviato dall'url originale il 10 gennaio 2015).
  42. ^ Insight – Gold, diamonds feed Central African religious violence, su uk.reuters.com. URL consultato il 5 dicembre 2014 (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2015).
  43. ^ Central African rebel leader declares autonomous republic, su reuters.com. URL consultato il 16 dicembre 2015.

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