Segnaletica a muro nella seconda guerra mondiale

Indicazione "Uscita di sicurezza" in corte su un edificio di Milano.

Durante la seconda guerra mondiale sui muri delle città italiane furono dipinti (spesso con l’uso della membranite, un legante per pitture che le rendeva estremamente resistenti alle intemperie[1]) diversi segnali distintivi per la protezione antiaerea (noti anche come segnaletica a muro, pittogrammi, graffiti di guerra o indicazioni murarie). Si trattava di simboli (scritte, frecce e lettere) destinati a favorire l'individuazione dei rifugi da parte della popolazione durante i bombardamenti e ad aiutare l’opera di pronto intervento delle squadre di soccorso, facilitando ad esempio la rapida individuazione degli attacchi per gli idranti e delle uscite di sicurezza dei rifugi.

Particolari segnali furono utilizzati anche per evidenziare dal cielo gli edifici meritevoli di speciale protezione per la loro specifica funzione (ospedali, chiese e monumenti) nella speranza - rimasta vana - che fossero rispettati dai bombardieri nemici. Infine vanno citate le molteplici scritte presenti nei ricoveri, con un’ampia varietà di inviti, prescrizioni e divieti; così come i “graffiti” vergati sulle pareti dai frequentatori, costretti a passare nell'angoscia lunghe ore chiusi nei sotterranei.

  1. ^ Glutinante che serve per la preparazione di pitture resistenti alle intemperie, al lavaggio, allo sfregamento. Si presenta allo stato di pasta acquosa, solubile in acqua fredda ma, una volta essiccata, diviene insolubile. Si può applicare su tutti i materiali, anche su intonaco fresco di cemento; dopo poche ore la vernice asciuga e quindi si può procedere all'applicazione della seconda mano, così velocizzando le opere di cantiere.

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