Sistema bismarckiano

Otto von Bismarck al tempo della sua nomina a cancelliere del Regno di Prussia.

«Bismarck aveva fatto la nuova Europa, ora doveva conservarla. Smise i panni di Cavour e divenne un Metternich

Con la definizione sistema bismarckiano o politica bismarckiana si fa riferimento alla politica estera dell'Impero tedesco e all'evolversi dell'intreccio delle relazioni tra gli Stati europei come conseguenza del ruolo centrale esercitato da Otto von Bismarck in quanto cancelliere del Reich, dalla fondazione del Impero tedesco nel 1871 fino alla rimozione dello stesso Bismarck dall'incarico governativo nel 1890.

Otto von Bismarck-Schönhausen raggiunse la carica di cancelliere nel 1862. Per risolvere la crisi politica e contrastare il rafforzamento della maggioranza liberale alla camera bassa, Guglielmo I scelse un esponente di spicco dell'aristocrazia Junker, votata fortemente ad una politica conservatrice e nazionalista.[1] In quell'anno il neocancelliere dichiarò al parlamento che "non con discorsi né con le delibere della maggioranza si risolvono i grandi problemi della nostra epoca, ma con sangue e ferro".

Con queste parole Bismarck inaugurò un nuovo modo di fare politica, introducendo un elemento nuovo nel vocabolario della gestione dello Stato: il concetto di Realpolitik.[2] Da quel momento la Prussia avrebbe agito non più sulla base delle costruzioni teoriche, ma avrebbe ricorso ai rapporti di forza. Tale condotta spregiudicata, risolutamente decisa a sfidare anche le regole costituzionali e diplomatiche, avrebbe avuto un ruolo fondamentale non solo nel contesto della politica interna prussiana, ma anche e soprattutto sul piano dei rapporti con gli altri Stati all'interno dello scenario europeo.


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