Storia della Scozia

I primi documenti scritti della storia della Scozia risalgono al I secolo con l'arrivo dei romani, quando la provincia della Britannia raggiunse il suo estremo nord fissato nel vallo Antonino. Più a nord di questo vi era la Caledonia, abitata dai Pitti, le cui rivolte costrinsero più volte le legioni di Roma ad arretrare fino al vallo di Adriano. Quando i romani abbandonarono definitivamente la Gran Bretagna, i predoni gaelici, chiamati Scoti, iniziarono a colonizzare la Scozia occidentale e il Galles. Prima dell'era romana, la Scozia preistorica era entrata nell'età neolitica intorno al 4000 a.C., nell'età del bronzo intorno al 2000 a.C. e nell'età del ferro intorno al 700 a.C.

Il regno gaelico di Dál Riata fu fondato sulla costa occidentale della Scozia nel VI secolo e nel secolo successivo i missionari irlandesi convertirono i Pitti, precedentemente pagani, al cristianesimo celtico. In seguito alla missione inviata da papa Gregorio Magno nell'Inghilterra, il re dei Pitti Nechtan, scelse di abbandonare la maggior parte delle pratiche celtiche a favore del rito romano, limitando l'influenza gaelica sul suo regno ed evitando la guerra con la Northumbria anglosassoni. Verso la fine dell'VIII secolo iniziarono le invasioni vichinghe che costrinsero i Pitti e i Gaeli a cessare la loro storica ostilità reciproca e ad unirsi nel IX secolo formando il Regno di Scozia.

Il Regno di Scozia fu unito sotto il casato degli Alpin, i cui membri combatterono tra loro durante le frequenti contese di successione al trono. L'ultimo re Alpin, Malcolm II, morì all'inizio del XI secolo senza eredi maschi e il regno passò attraverso il nipote al casato dei Dunkeld. L'ultimo re di tale dinastia, Alessandro III, morì nel 1286 lasciando come erede solo la nipote Margherita di Scozia, che morì solo quattro anni dopo. Sotto re Edoardo I, il regno d'Inghilterra, approfittò di tale situazione per intraprendere una serie di conquiste che portarono alle guerre d'indipendenza scozzesi, mentre il regno di Scozia passava di volta in volta tra il casato di Balliol e il clan Bruce. La vittoria finale della Scozia la confermò come un regno completamente indipendente e sovrano.

Quando il re Davide II di Scozia morì senza eredi, suo nipote Roberto II fondò il casato degli Stuart che avrebbe governato incontrastato la Scozia per i successivi tre secoli. Nel 1603 Giacomo VI, re Stuart di Scozia, ereditò anche il trono d'Inghilterra, diventando Giacomo I d'Inghilterra, e i re e le regine Stuart governarono entrambi i regni, rimasti comunque indipendenti, fino a quando l'Atto di Unione del 1707 non unì le due corone in un nuovo stato, il Regno di Gran Bretagna. La regina Anna, al governo fino al 1714, fu l'ultimo monarca Stuart e da allora la successione dei monarchi britannici dei casati di Hannover e di Sassonia-Coburgo-Gotha (i Windsor) è dovuto alla loro discendenza da Giacomo VI e I del casato degli Stuart.

Durante l'illuminismo e la rivoluzione industriale, la Scozia divenne una delle potenze commerciali, intellettuali e industriali d'Europa. Tuttavia, dopo la seconda guerra mondiale, il suo declino economico fu particolarmente acuto. Alla fine del XX secolo il paese ha potuto beneficiare di una sorta di rinascita culturale ed economica, alimentata in parte da un settore dei servizi finanziari in ripresa e dai proventi dell'estrazione di petrolio e gas naturale dai giacimenti del Mare del Nord. A partire dagli anni 1950 il nazionalismo è diventato un argomento politico forte, con seri dibattiti sull'indipendenza scozzese e sul referendum nel 2014 riguardante l'uscita dal Regno Unito.


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