Strategia della tensione

In alto: l'interno della Banca Nazionale dell'Agricoltura di Milano, luogo della strage di piazza Fontana del 1969, dopo l'esplosione che uccise 17 persone e ne ferì 88.
In basso: l'ala Ovest della stazione di Bologna Centrale, crollata a seguito dell'esplosione dell'ordigno che nel 1980 causò la morte di 85 persone e il ferimento di oltre 200.
Alle due stragi vengono convenzionalmente fatti ricondurre, rispettivamente, l'inizio e la fine della strategia della tensione in Italia.

La strategia della tensione è un piano volto a creare una situazione di paura diffusa tra la popolazione, attuata mediante l'organizzazione e la realizzazione di atti terroristici[1], e che, mediante un disegno eversivo, tende alla destabilizzazione o al disfacimento degli equilibri precostituiti. Il termine è associato soprattutto a un periodo molto tormentato della storia della Repubblica Italiana, in particolare negli anni settanta del XX secolo, conosciuto come anni di piombo.

L'arco temporale si concentrerebbe in un periodo che andrebbe dalla strage di piazza Fontana (12 dicembre 1969) alla strage di Bologna (2 agosto 1980), sebbene alcuni studiosi retrodatino l'inizio di tale strategia al Piano Solo (1964), il fallito colpo di Stato progettato dal generale dell'Arma dei Carabinieri Giovanni de Lorenzo[1].

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