Teoria del 16 per cento

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La teoria del 16 per cento (o 16%) è un assunto nato a cavallo fra gli anni ottanta e gli anni novanta, secondo il quale la marijuana in commercio sarebbe da ritenersi non più come una "droga leggera" bensì come una "droga pesante", in virtù del suo contenuto in THC quadruplicato rispetto al passato, ossia dal 4% circa al 16% (da cui il nome della teoria)[1][2]. Ne sono state presentate innumerevoli varianti a seconda del periodo storico e della percentuale di THC indicata, con estremi citati che vanno da un minimo dell'1% ad un massimo del 37%.[2][3][4]

Spesso, per giustificare l'origine del supposto aumento di THC nella Marijuana, i mass media si sono riferiti a questa "nuova" Cannabis come "supermarijuana", un tipo di "marijuana OGM" o "transgenica", ossia modificata geneticamente: ciò non è corretto, trattandosi questi di incroci indotti dall'uomo per selezionare il carattere della produzione di THC, come si fa ad altri scopi per selezionare ad esempio le razze di gatti e cani; con il termine organismo geneticamente modificato si intendono invece soltanto gli organismi in cui parte del genoma sia stato modificato tramite le moderne tecniche di ingegneria genetica, come ad esempio, nell'ambito animale, GloFish o Ashera.


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