I XXV della campagna romana furono un sodalizio di artisti italiani attivo fra il 1904 e il 1930, quando il gruppo fu sciolto dal regime fascista.[1][2]
Il gruppo era formato da venticinque artisti accomunati dal gusto di ritrarre dal vero la natura e che decisero di creare un nuovo sodalizio artistico, senza manifesti programmatici, senza regole condizionatrici, senza gerarchie oltre al Capoccetta a vita (il presidente) e a un Guitto (il segretario). La loro attività sociale era rappresentata dalla gita domenicale in aperta campagna - armati di tele e di pennelli - che si concludeva allegramente in trattoria, dove il dipinto più bello era premiato col rimborso del viaggio e del pranzo e con l'omaggio di un ferro di cavallo.
Quando un artista moriva o abbandonava il sodalizio, era rimpiazzato da un altro che doveva avere il placet di tutti gli altri. Dai 25 originari alla fine si arrivò a 46, ma il nome rimase immutato.[1]
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