Zoofarmacognosia

La zoofarmacognosia è un comportamento in cui gli animali (non umani) si automedicano ingerendo o applicando localmente piante, terreno o insetti con proprietà medicinali, per prevenire o ridurre gli effetti dannosi di agenti patogeni, tossine e persino di altri animali[1]. Il termine deriva dalle radici greche zoo ("animale"), pharmacon ("medicina") e gnosis ("conoscere").

Un esempio non esaustivo di zoofarmacognosia si verifica quando i cani mangiano erba per indurre il vomito. Lo studio dettagliato di questo tipo di comportamento iniziò nel 1978, quando lo scienziato Janzen propose che gli erbivori utilizzassero metaboliti secondari nelle piante per la loro salute[2]; il termine "zoofarmacognosia" è stato invece coniato e introdotto nel 1993[3], per poi ottenere una certa popolarità grazie anche a un libro di Cindy Engel dal titolo Wild Health: How Animals Keep Themselves Well e What We Can Learn from them.


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