Colonialismo statunitense

La bandiera degli Stati Uniti d'America
Possedimenti americani. In blu quelli stabili, in celeste quelli temporanei

Per colonialismo statunitense si intende il processo di crescita territoriale degli Stati Uniti, che in un primo momento comportò l'espansione nel Nord America, principalmente attuato ai danni delle tribù autoctone e dei territori del Messico, per poi evolvere su scala intercontinentale. Il processo ebbe inizio con l'indipendenza della nazione statunitense e in un secondo tempo oltremare in aree dell'America centrale e dell'oceano Pacifico.[1]

Nel 1823 fu enunciata la dottrina Monroe, che affermando il principio di non intervento di potenze non americane nel continente americano ne affermò la supremazia statunitense ponendo gli Stati Uniti come guida e custode del continente.[2] Nel tempo questa dottrina sarà condivisa e attuata da tutti i governi statunitensi, e mai formalmente dismessa.

Quanto rimane dei precedenti possedimenti coloniali statunitensi è oggi rappresentato dai territori degli Stati Uniti d'America, entità amministrative subordinate al governo federale ma prive di sovranità propria. Nove di questi territori sono isole o atolli privi di abitanti permanenti (le cosiddette "Isole minori esterne degli Stati Uniti d'America"), ma cinque territori (le Samoa americane, Guam, le Isole Marianne Settentrionali, Porto Rico e le Isole Vergini Americane) sono dotati di una propria popolazione stanziale. I territori abitati sono dotati di propri organi esecutivi e legislativi eletti dalla popolazione e competenti per le questioni interne, nonché di un proprio sistema di corti di giustizia, ma la Costituzione degli Stati Uniti d'America si applica nei loro confini solo con riferimento ai diritti fondamentali: i territori, in particolare, non eleggono alcun membro del Congresso (dove sono rappresentati da un delegato non votante) né partecipano all'elezione del Presidente degli Stati Uniti. Vari commentatori ed esponenti politici hanno espresso critiche per questa condizione, considerando tali territori come assimilabili a moderne colonie degli Stati Uniti.[3][4][5][6]

  1. ^ Joe C. Dixon, The American military and the Far East - Proceedings of the Ninth Military History Symposium United States Air Force Academy 1-3 October 1980, Diane Publishing, 1980.
  2. ^ Monroe, James, su Treccani.
  3. ^ (EN) David Vine, Most countries have given up their colonies. Why hasn’t America?, su washingtonpost.com. URL consultato il 15 ottobre 2022.
  4. ^ (EN) Michael Lujan Bevacqua, MBevacqua: Guam is a colony of the U.S., su guampdn.com. URL consultato il 15 ottobre 2022.
  5. ^ (EN) Daniel Immerwahr, How the US has hidden its empire, su theguardian.com. URL consultato il 15 ottobre 2022.
  6. ^ (EN) John Wagner, Puerto Rico’s governor ramps up push for statehood on anniversary of Maria, su washingtonpost.com. URL consultato il 15 ottobre 2022.

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