Partito Democratico (Stati Uniti d'America)

Partito Democratico
(EN) Democratic Party
LeaderJoe Biden
PresidenteJaime Harrison
SegretarioJason Rae
StatoBandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
Sede430 South Capitol St. SE,
Washington 20003
Fondazione8 gennaio 1828
Derivato daPartito Democratico-Repubblicano
IdeologiaModerna

Fazioni interne

Storica

Fazioni interne storiche

CollocazioneModerna

Storica[49]

Affiliazione internazionaleAlleanza Progressista[50][51]
Seggi Camera
212 / 435
(2023)
Seggi Senato
48 / 100
(2023)
Seggi Camere statali
2 579 / 5 411
(2019)
Seggi Senati statali
874 / 1 972
(2019)
Organizzazione giovanileYoung Democrats of America
Iscritti44.706.349 (2017)
Colori     Blu[52]
Sito webdemocrats.org

Il Partito Democratico (in inglese Democratic Party) è un partito politico liberale statunitense, nonché uno dei due principali partiti del sistema politico statunitense insieme al Partito Repubblicano. Nel contesto politico statunitense odierno è considerato come il partito di centro-sinistra e della sinistra liberale (pur con le sue fazioni interne più conservatrici di centro e centro-destra e più socialdemocratiche di sinistra) in contrapposizione al Partito Repubblicano, che è invece diventato il partito della destra conservatrice, un'unione del liberalismo con il conservatorismo sociale e il tradizionalismo.

Nel 119º Congresso (in carica nel 2023-2024), il Partito Democratico è in minoranza alla Camera dei rappresentanti (conquistata nel 2018 ma persa nel 2022); al Senato detiene la maggioranza con 51 senatori. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, è democratico, così come la vicepresidente Kamala Harris.

Fondato col nome moderno nel 1828 dai sostenitori di Andrew Jackson, il Partito Democratico è il più antico del mondo tra quelli attivi, originando dal Partito Democratico-Repubblicano fondato da Thomas Jefferson, James Madison e altri influenti anti-Federalisti nel 1792. Dopo la spaccatura dei Democratici-Repubblicani nel 1828 si è posizionato alla destra dei centristi Whig, partito predecessore del Partito Repubblicano, che si può considerare con termini odierni di sinistra per quanto riguarda la questione della schiavitù. Il Partito Democratico dominò la politica statunitense dagli anni 1840 fino agli anni 1860, quando prese il sopravvento il recente Partito Repubblicano, formato nel 1854 da ex esponenti dei Whig e del Suolo Libero nonché da militanti di preesistenti movimenti antischiavisti, per contrastare la temuta espansione a ovest del sistema schiavistico degli Stati meridionali, dominati dai Democratici.

L'elezione del Repubblicano Abraham Lincoln nel 1860 portò a una cruenta guerra civile tra i Democratici secessionisti schiavisti sudisti che formarono gli Stati Confederati d'America e i Repubblicani, che erano a favore dell'Unione. Ciò causò diversi dissidi interni al partito, con fazioni in favore dell'Unione e fazioni schiaviste intransigenti (già alle elezioni presidenziali del 1860 vinte da Lincoln i Democratici proposero due candidati, uno del nord e uno del sud). Il Democratico Andrew Johnson, favorevole all'Unione, fu scelto come vicepresidente da Lincoln per le elezioni presidenziali del 1864, con i due che si presentarono insieme come il Partito dell'Unione Nazionale così da favorire il consenso dei Democratici che non avrebbero votato per un duo Repubblicano, mentre i Democratici presentarono il generale filo-sudista George B. McClellan. Il Proclama di emancipazione abolì la schiavitù, ma Lincoln fu assassinato nel 1865 e Johnson prese il suo posto. Ciò causò tensioni con i Repubblicani, soprattutto alla fazione più radicale in fatto di diritti civili per gli ex schiavi afroamericani. Durante l'era della ricostruzione i Democratici cercarono di bloccare l'emancipazione civile e politica degli afroamericani, soprattutto nel Sud, riuscendoci nel 1877 come parte di un accordo bilaterale per eleggere il Repubblicano Rutherford B. Hayes alla carica di presidente a seguito delle controverse elezioni presidenziali del 1876. I Democratici presero di nuovo il controllo degli Stati del Sud, tenendo una politica segregazionista.

Nonostante la questione schiavista, il Partito Democratico proponeva certe politiche egualitarie, era a favore della democrazia e si proclamava partito della gente comune. Si spostò più a sinistra nelle questioni economiche dopo la vittoria dell'ala populista di William Jennings Bryan nel 1896 e con il New Deal («nuovo corso»), conservando tuttavia nelle proprie file fino agli anni 1980 molti Democratici conservatori e populisti degli Stati meridionali ancora favorevoli alla segregazione razziale. Il supporto dei sudisti favorevoli a politiche economiche di sinistra fu importante nell'attuazione del New Deal di Franklin Delano Roosevelt. La filosofia attivista a favore della classe lavoratrice di Roosevelt ha infatti rappresentato gran parte del programma del partito sin dal 1932. A partire dal 1948, con la desegregazione delle Forze armate statunitensi attuata dal presidente Harry S. Truman, i Democratici si sono spostati a sinistra anche sulle questioni sociali. L'azione a favore dei diritti civili della presidenza di Lyndon Johnson negli anni 1960 ruppe la fedeltà di partito dei Democratici del sud, ancora segregazionisti, che iniziarono ad abbandonare il partito per votare Repubblicano a livello nazionale a partire dalle elezioni presidenziali del 1968, continuando a votare Democratico per le elezioni locali fino agli anni 1980.

Dal 1972, con personalità quali George McGovern (che in quell'anno vinse le primarie), Edmund Muskie e Larry O'Brien, il partito si orientò su posizioni socialdemocratiche, ambientaliste e femministe, attraverso la promozione della controcultura, e al Free Speech Movement[53][54][55]. Da allora il partito piò essere definito di centrosinistra.[56]

A partire dagli anni 1990 i Democratici hanno approvato il programma di Bill Clinton, la cosiddetta terza via; il movimento New Democrats, al quale apparteneva Clinton ha inoltre espresso come presidenti della repubblica successivamente Barack Obama e Joe Biden.[57][58]

Sulle questioni di politica estera entrambi i partiti, Democratici e Repubblicani, hanno cambiato diverse volte le rispettive politiche. Inizialmente promotori del destino manifesto e dell'espansione a ovest, i Democratici sono diventati anti-imperialisti e isolazionisti sotto la presidenza di Grover Cleveland (liberista) e poi interventisti e internazionalisti a partire dalla presidenza di Thomas Woodrow Wilson (liberal-progressista). Durante la guerra fredda furono promotori dell'anticomunismo, ma avversari dell'ultraconservatore Repubblicano Joseph McCarthy. Molti attivisti Democratici si opposero alla guerra del Vietnam, alienati dal crescente militarismo e della nuova sinistra. Da allora il partito è diventato più pragmatico, aperto al multilateralismo; in tema di guerra, i Democratici approvarono l'interventismo in Jugoslavia negli anni 1990 e quello in Medio Oriente negli anni 2010, ma rigettarono in gran parte la guerra in Iraq a inizi anni 2000.

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    «In the United States, the Democratic Party represents itself as the liberal alternative to the Republicans, but its liberalism is for the most the later version of liberalism—modern liberalism». «Negli Stati Uniti il Partito Democratico si presenta come un'alternativa liberale ai Repubblicani, ma il suo liberalismo è per la maggior parte la versione successiva del liberalismo: il liberalismo moderno»
  2. ^ (EN) N. Scott Arnold, Imposing Values: An Essay on Liberalism and Regulation, Oxford University Press, 2009, ISBN 0-495-50112-3.
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    «In complementary fashion, the American Left (with politics ranging from the liberal wing of the Democratic party leftward) has rather consistently aspired to make American politics receptive to the proposals and practices of European social democrats». «In modo complementare la sinistra statunitense (con una politica che va dall'ala liberale del Partito Democratico più di sinistra) ha aspirato piuttosto costantemente a rendere la politica statunitense ricettiva alle proposte e alle pratiche dei socialdemocratici europei»
  11. ^ a b (EN) Jonah Levy, The State After Statism: New State Activities in the Age of Liberalization, Florence, Harvard University Press, 2006, pp. 198, ISBN 0-495-50112-3.
    «In the corporate governance area, the center-left repositioned itself to press for reform. The Democratic Party in the United States used the postbubble scandals and the collapse of share prices to attack the Republican Party[.] [...] Corporate governance reform fit surprisingly well within the contours of the center-left ideology. The Democratic Party and the SPD have both been committed to the development of the regulatory state as a counterweight to managerial authority, corporate power, and market failure». «Nell'area del governo societario il centro-sinistra si è riposizionato per premere per la riforma. Negli Stati Uniti il Partito Democratico ha usato gli scandali successivi alla bolla finanziaria e il crollo dei prezzi delle azioni per attaccare il Partito Repubblicano. La riforma del governo societario si adatta sorprendentemente bene ai contorni dell'ideologia di centro-sinistra. Il Partito Democratico e l'SPD [il Partito Socialdemocratico di Germania] sono stati entrambi impegnati nello sviluppo dello Stato regolatorio come contrappeso all'autorità manageriale, al potere aziendale e al fallimento del mercato»
  12. ^ Syed Ali Raza, Social Democratic System, Global Peace Trust, 2012, p. 91.
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    «Suffice to say that there has not been a huge swing away from the center since the 1970s». «Basti dire che non c'è stata un'enorme oscillazione dal centro dagli anni 1970»
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  52. ^ Altri tipi di colore blu includono uno più scuro che viene usato nelle mappe elettorali come questa o quest'altra e uno più chiaro, ma comunque più scuro del colore ufficiale del partito, usato in altre mappe elettorali come questa.
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