Kafala (in arabo كفالة?, kafāla) significa “fideiussione” in diritto islamico. Solo in epoca contemporanea il termine ha acquisito un senso traslato in riferimento alle misure di tutela dei minori, e costituisce oggi lo strumento principale di protezione dell'infanzia in alcuni Paesi islamici. L'attuale istituto della kafāla, molto simile all'affido di diritto italiano, non è perciò un istituto di diritto islamico,[senza fonte] anche se così viene presentato in documenti ufficiali.[senza fonte]
Nei Paesi del Golfo, il sistema kafala (in arabo نظام الكفالة?, niẓām al-kafāla) è un’istituzione giuridica utilizzata per monitorare i lavoratori stranieri impiegati specialmente nel settore edilizio e nel servizio a domicilio.[1] La pratica è legalmente diffusa in Qatar, Kuwait, Libano, Oman, Bahrein, Arabia Saudita e negli Emirati Arabi Uniti.[1] Il sistema richiede che i lavoratori stranieri abbiano uno sponsor (in arabo كفيل?, kafīl) interno al Paese in cui operano, in genere si tratta del datore di lavoro, che ne diviene il tutore legale similmente a quanto accade per un minore: in questo modo il lavoratore è strettamente dipendente dallo sponsor, tanto che il modello è assimilato a una forma moderna di schiavitù.[2][3]
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