Secondo la definizione ufficiale di FAO e OMS, i probiotici sono “micro-organismi vivi che, somministrati in quantità adeguata, apportano un beneficio alla salute dell'ospite”.[1]
I batteri lattici (LAB, Lactic Acid Bacteria), per la maggior parte rappresentati dai lactobacilli, e i bifidobatteri sono i più comuni tipi di microrganismi probiotici, anche alcuni lieviti e bacilli possono essere utili. I fermenti lattici vengono comunemente consumati insieme agli alimenti fermentati che li contengono, quali lo yogurt di latte o lo yogurt di soia o il kefir, con aggiunta o inoculo specifico di colture simbiotiche batteriche e/o lieviti, di colonie vive e attive; i fermenti presenti all'interno di tali prodotti e moltissimi altri batteri presenti in generale nei probiotici svolgono alcuni ruoli benefici, alcuni studiati solo in parte ed altri ipotizzati, installandosi nell'organismo umano, integrando il microbiota, poiché se ingeriti sopravvivono per la maggioranza anche quando entrano in contatto con i succhi gastrici[2]: per sopportarne l'acidità e passare indenni all'intestino infatti si ricoprono di alcuni oligo e polisaccaridi o si combinano ad altre fibre che li accompagnano nel tratto digestivo.
Secondo le linee guida della FAO e dell'OMS, sono definiti probiotici solo quei microrganismi che si dimostrano in grado, una volta ingeriti in adeguate quantità, di esercitare funzioni benefiche per l'organismo.
Nessun tipo di prodotto contenente probiotici è stato approvato dalla US Food and Drug Administration per indicazioni mediche.
Sono stati studiati integratori in diverse formulazioni come compresse, capsule, polveri, bustine e gocce contenenti i batteri. Tuttavia i probiotici assunti per via orale possono essere distrutti dalle condizioni acide dello stomaco. A partire dal 2010 sono state sviluppate diverse tecniche di microincapsulazione per superare questo problema[3] e permettere a certe tipologie di probiotici di resistere agli acidi gastrici e biliari e di giungere integri e vitali nel colon, sopperendo efficacemente al deficit microbico, riequilibrando così la flora intestinale, in tutti i casi di disbiosi.[4]
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