Fronte orientale (1941-1945)

Fronte orientale
parte del teatro europeo della seconda guerra mondiale
Dall'alto a sinistra in senso orario: carri T-34 sovietici nelle strade di Berlino; carri armati pesanti Panzer VI Tiger I durante la battaglia di Kursk; bombardieri "Stuka" in volo; esecuzione di ebrei ucraini; il feldmaresciallo Wilhelm Keitel firma la resa; soldati sovietici in azione durante la battaglia di Stalingrado.
Data22 giugno 1941 – 9 maggio 1945
LuogoUnione Sovietica, Europa orientale, Germania Orientale
EsitoVittoria dell'Unione Sovietica
Modifiche territoriali
Schieramenti
Bandiera dell'Unione Sovietica Unione Sovietica
Bandiera della Polonia Polonia
Bandiera della Cecoslovacchia Cecoslovacchia
Esercito Popolare di Liberazione
Bandiera della Romania Romania (dal 1944)
Bandiera della Bulgaria Bulgaria (dal 1944)
Bandiera della Finlandia Finlandia (dal 1944)
Supporto da:
Stati Uniti
Bandiera del Regno Unito Regno Unito
Bandiera della Germania Germania
Bandiera dell'Italia Italia (fino al 1943)
Bandiera dell'Ungheria Ungheria
Bandiera della Romania Romania (fino al 1944)
Bandiera della Finlandia Finlandia (fino al 1944)
Bandiera della Slovacchia Slovacchia
Bandiera della Bulgaria Bulgaria (fino al 1944)
Bandiera della Croazia Croazia
Comandanti
Effettivi
circa 29 000 000 di soldati impiegati dal 1941 al 1945[1]circa 17 000 000 di soldati impiegati dal 1941 al 1945[2]
Perdite
Bandiera dell'Unione Sovietica Unione Sovietica
Perdite militari: 28 200 000 morti, feriti e dispersi/prigionieri[3]
(di cui 10,6 milioni di morti[4] e 4 600 000 prigionieri; morti in prigionia: 3 500 000)[5]
Perdite civili: 15,7 milioni di civili morti
Bandiera della Germania Germania: 10 758 000 morti, feriti e dispersi/prigionieri[6]
(di cui 4 milioni di morti e 3 300 000 prigionieri; morti in prigionia: 450 600)[7]
Bandiera dell'Ungheria Ungheria: 350 000 morti e 513 000 prigionieri
Bandiera della Romania Romania: 480 000 morti e 201 000 prigionieri
Bandiera della Finlandia Finlandia: 84 000 morti e 2 400 prigionieri
Bandiera dell'Italia Italia: 89 000 morti, feriti e dispersi/prigionieri


Totale Asse: oltre 5 200 000 militari morti (di cui 800 000 morti in prigionia)[8]
Voci di battaglie presenti su Wikipedia

Il fronte orientale (indicato nella storiografia russo-sovietica come grande guerra patriottica, in russo Великая Отечественная война?, Velikaja Otečestvennaja vojna) rappresentò il più importante teatro bellico della seconda guerra mondiale, nonché uno scenario fondamentale che decise, negli anni tra il 1941 e il 1945, il conflitto in Europa. Le operazioni condotte su questo fronte videro contrapposte da una parte le forze armate della Germania nazista e dei suoi alleati e dall'altro quelle dell'Armata Rossa dell'Unione Sovietica, sostenuta più avanti nel conflitto da nazioni che abbandonarono la loro alleanza con i tedeschi nonché dalle forze insurrezionali di Polonia e Jugoslavia.

Il fronte si aprì il 22 giugno 1941 con l'invasione dell'Unione Sovietica da parte della Wehrmacht tedesca, che inizialmente travolse le forze armate sovietiche spingendole, dopo aver subito enormi perdite, a battere in ritirata fino alle porte di Mosca. Sotto la direzione del leader sovietico Iosif Stalin ed anche grazie ad un massiccio supporto logistico di stati alleati, USA, Canada e Gran Bretagna che fornirono mezzi, armi, cibo, carburante ed altri beni, l'Unione Sovietica riuscì lentamente a riorganizzare e potenziare le sue forze e l'Armata Rossa, dopo la grande vittoria nella battaglia di Stalingrado terminata il 2 febbraio 1943, sferrò una continua serie di offensive che, pur a costo di forti perdite, riuscirono a indebolire gradualmente l'esercito tedesco e a liberare i territori invasi. Nel 1944-1945 infine le truppe sovietiche avanzarono inarrestabili in Europa orientale e in Germania, concludendo vittoriosamente la guerra entrando a Berlino e Vienna. Al termine del conflitto, l'Unione Sovietica si elevò al rango di superpotenza, sia industriale sia militare, con l'occupazione de facto dell'Europa orientale, dei Paesi Baltici e la spartizione dell'Europa prefigurata alla conferenza di Jalta nel febbraio 1945.

La locuzione "grande guerra patriottica" è utilizzata in Russia e in alcuni altri Stati dell'ex Unione Sovietica per descrivere la resistenza all'invasione nazista. Tale espressione ricorda la "guerra patriottica" combattuta dall'Impero russo contro Napoleone Bonaparte nel 1812 e meglio conosciuta come "campagna di Russia".

  1. ^ Bellamy, p. 14.
  2. ^ E. Bauer, Storia controversa della seconda guerra mondiale, vol. V, p. 54.
  3. ^ D. Glanz/J. House, When titans clashed, p. 292.
  4. ^ Vadim Erlikman, Poteri narodonaseleniia v XX veke: spravochnik. Mosca 2004. ISBN 5-93165-107-1; Mark Axworthy, Third Axis Fourth Ally. Arms and Armour 1995, p. 216. ISBN 1-85409-267-7
  5. ^ Bellamy, pp. 14-15.
  6. ^ D. Glanz/J. House, When titans clashed, p. 284.
  7. ^ Bellamy, p. 5.
  8. ^ German losses according to: Rüdiger Overmans, Deutsche militärische Verluste im Zweiten Weltkrieg. Oldenbourg 2000. ISBN 3-486-56531-1, pp. 265, 272

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