Germania nella seconda guerra mondiale

Truppe tedesche durante le operazioni di occupazione della Crimea nell'estate 1942
Adolf Hitler nel 1943 insieme a Hermann Göring alla sua destra, e Albert Speer alla sua sinistra

La Germania nella seconda guerra mondiale fu la principale potenza politico-militare dell'Alleanza dell'Asse e, sotto la guida del capo del Partito nazista Adolf Hitler, diede inizio al conflitto attaccando militarmente la Polonia, dopo una serie di azione aggressive e intimidatorie iniziate nel 1936.

Nei primi anni della guerra mondiale, la Germania nazista dimostrò la sua schiacciante superiorità militare contro tutti i suoi avversari sul continente europeo; la Wehrmacht travolse rapidamente, dopo la Polonia, la Norvegia, la Danimarca, la Jugoslavia, la Grecia e soprattutto le potenze occidentali. Nel 1941 la Germania di Hitler, dopo il subitaneo e rovinoso crollo della Francia, aveva ormai raggiunto il netto predominio politico-militare in Europa e, nonostante la strenua resistenza del Regno Unito, poté espandere il suo intervento militare, sostenendo il debole alleato italiano in Nord Africa.

Con l'inizio dell'operazione Barbarossa, nell'estate 1941, la Germania nazista dilagò nelle pianure dell'est e sembrò poter distruggere l'Unione Sovietica e conquistare lo spazio vitale agognato da Hitler in cui mettere in pratica i suoi brutali e barbarici piani di pulizia etnica, annientamento delle cosiddette razze inferiori, colonizzazione da parte del Herrenvolk tedesco, completa riorganizzazione geografica e razziale del continente; in questa fase ebbe anche inizio la deportazione all'est e lo sterminio degli ebrei d'Europa.

Mentre procedevano i crudeli piani nazisti nelle terre occupate dell'est, la Germania non fu in grado di concludere la guerra sul Fronte orientale e la Wehrmacht venne sconfitta alle porte di Mosca nel dicembre 1941, e soprattutto, dopo una nuova offensiva tedesca inizialmente vittoriosa all'est nell'estate 1942, la catastrofe di Stalingrado nell'inverno 1942-1943, segnò una svolta decisiva del conflitto a favore dell'Armata Rossa.

Mentre la situazione della Wehrmacht all'est diventava, nonostante alcune controffensiva locali e la resistenza delle truppe, sempre più difficile di fronte alle continue offensive sovietiche per liberare i territori occupati, le condizioni della Germania divennero critiche anche nel settore del Mediterraneo, dove i tedeschi, dopo la sconfitta in Tunisia nella primavera 1943 di fronte alle forze militari nettamente superiori di Regno Unito e Stati Uniti d'America, dovettero impegnarsi a fondo per controbattere la defezione dell'Italia e stabilizzare il fronte lungo la penisola e nei Balcani.

Nonostante le continue ritirate, Hitler rifiutò ogni ipotesi di trattativa o di resa e continuò a organizzare una tenace resistenza su tutti i fronti cercando di guadagnare tempo e infliggere pesanti perdite ai suoi avversari sperando fino all'ultimo in un crollo sovietico o in una rottura dell'alleanza tra i Tre Grandi. Dopo il riuscito sbarco anglo-americano in Normandia che in poche settimane portò alla liberazione dell'Europa occidentale, e la devastante operazione Bagration sovietica in Bielorussia, la situazione della Germania divenne veramente critica. Nell'inverno 1944 mentre l'apparato repressivo del Terzo Reich completava i suoi sanguinosi piani di annientamento e devastazione, Hitler, sopravvissuto all'attentato del 20 luglio 1944, sferrò le ultime disperate controffensive all'ovest e all'est che misero inizialmente in difficoltà i suoi avversari ma non poterono alterare l'andamento complessivo della guerra.

Devastata dai bombardamenti strategici angloamericani, sempre più isolata, attaccata da est, da ovest e da sud, la Germania nazista venne invasa nella primavera 1945; mentre gli Alleati occidentali avanzavano rapidamente oltre il Reno, l'Armata Rossa sferrò l'offensiva finale contro Berlino, che difesa dai residui elementi fanatici, si arrese infine dopo accanita resistenza il 2 maggio 1945. Hitler, rimasto nella capitale, si era già suicidato il 30 aprile 1945, mentre la Germania si arrese ufficialmente il 7 e 8 maggio 1945.

La Germania che aveva iniziato la guerra, combattendola fino all'ultimo con spietata energia e infliggendo tremende sofferenze alle popolazioni occupate, venne quindi totalmente sconfitta al termine del conflitto e il suo territorio venne invaso e smembrato tra le potenze occupanti. Il nazismo scomparve con la morte di Hitler lasciando una nazione in rovina; le perdite tedesche durante la guerra furono di oltre 7 milioni di persone, tra cui circa 500 000 civili morti principalmente nei bombardamenti aerei angloamericani; la Germania subì circa l'80% di perdite sul fronte dell'est dove si svolsero le battaglie più grandi e importanti della guerra in Europa.


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